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Sergio Bellotti

 - Gabriella Ruggieri & partners

 Gabriella: raccontami come e quando è iniziata la tua passione per la musica. C’è stato un episodio particolare che ricordi? Sei un batterista, hai da subito avuto interesse per la batteria o prima c'è stato qualche altro strumento musicale?

Sergio: avevo circa 15 anni e andando in visita presso un cugino, che incontravo per la prima volta, ricordo che mentre le nostre mamme iniziarono a chiacchierare e bere un caffè, lui mi portò in cantina, in quello che possiamo definire il suo studio musicale. Lì c'era una batteria, lo strumento che lui suonava. Lo vidi suonare, poi mi fece provare a colpire un paio di tamburi e piatti e da quel momento in poi non ho pensato più ad altro. Sapevo già in quel preciso istante, che per il resto della mia vita avrei suonato la batteria. Non ho avuto interesse per altri strumenti. Ho avuto molto interesse per la musica in generale. Ho sempre scimmiottato il chitarrista, il bassista, il batterista, il cantante… Sono cresciuto in una famiglia sebbene non di musicisti, di grandi appassionati di musica. Però non ho mai suonato nessun altro strumento, il primo è stato la batteria.

 

Gabriella: i tuoi genitori ti hanno supportato in questa tua passione o magari avevano il desiderio che tu intraprendessi un'altra strada?

Sergio: quando in famiglia ho espresso il desiderio di suonare la batteria, i miei hanno provato a distogliermi da questa mia passione consigliandomi di suonare il basso, la chitarra o la tastiera (mi viene da ridere se ci penso), perchè vivevamo in un condominio. Ovviamente non desideravano avere problemi di vicinato. Quando videro che ero fermamente determinato a seguire la mia passione (“o la batteria o niente!”), si rassegnarono. Ricordo che mio padre mi disse: "ok, trovati il migliore maestro in città. Non è importante quello che fai. E' importante che tu lo faccia al meglio." Mio padre era un commerciante ed avrebbe avuto piacere che io intraprendessi la sua strada o che facessi l'avvocato, ma non mi ha mai, in alcun modo, contrastato. Mai. Neanche mia madre, anzi,  quando ho lasciato casa e sono partito per seguire questa mia passione, è stata di grande appoggio e sostegno.

 

Gabriella: hai frequentato delle scuole di musica? Se, si, quali?

Sergio: ho studiato privatamente a Modugno, vicino Bari, in una scuola che si chiama "Accademia Musicale Battista Bia" sotto la guida del Maestro Michele Di Monte. Successivamente mi sono trasferito a Torino dove ho studiato in una scuola di cui non ricordo il nome ma sotto la guida del guru della batteria italiana che si chiama Enrico Lucchini. In seguito sono partito ed ho girato per l’Europa e non solo, facendo il batterista, poi, grazie ad una borsa di studio, sono approdato al Berklee College of Music dove ho studiato dal '95 al '98. In ogni caso, a prescindere dal percorso scolastico, non si finisce mai di studiare, di apprendere, di mettersi alla prova. Ho sempre sostenuto che il termine di un percorso di studi non è un punto d’arrivo, ma un punto di partenza.

 - Gabriella Ruggieri & partners

Gabriella: quando hai suonato per la prima volta dal vivo? Eri emozionato? Ti sudavano le mani? Ti tremavano le gambe? (Chiederlo ad un batterista é il colmo!) Insomma, come hai superato l'impatto della prima volta?

Sergio: ho suonato per la prima volta dal vivo quando avevo 16 o 17 anni. Ero in un disco club gigantesco, a Bari, che si chiamava Camelot ed è stato in occasione di un Festival nel quale si esibivano 10 gruppi o forse più (sono trascorsi tanti anni). Ero molto, molto emozionato…, ma in maniera positiva. Ero estremamente affascinato da questa nuova avventura, mi ero vestito in modo particolare, ed ero preparato e immedesimato nella parte, consapevole del fatto che sarei salito su un palco, che sarei stato al centro dell'attenzione e sotto lo sguardo di molte persone. Non rammento di aver avuto paura, agitazione, mani sudate o tremori vari. Ho solo un bellissimo ricordo di quello che è stato il mio battesimo con il pubblico. Non saprei dire come mai la paura del palcoscenico non mi appartenga. L’emozione si, quella c’è sempre e rimane nei ricordi. Probabilmente tutto ciò accade perché amo la musica ed il lavoro che svolgo. Non trovo altra spiegazione.

 

Gabriella: hai mai incontrato una persona negativa che in realtà ti ha motivato a far meglio?

Sergio: assolutamente si. Ricordo un musicista di Torino, di una delle prime orchestre con le quali ho suonato, al quale durante un break avevo confessato che ero lì per fare esperienza, guadagnare dei soldi, risparmiare il più possibile, per andare a studiare negli USA. Lui mi rise in faccia dicendomi: "ma quale America? Tu resterai qua con noi e farai quello che facciamo noi per tutta la vita. Dimenticati di questi stupidi sogni ". Ricordo che la cosa mi urtò parecchio ma nello stesso tempo mi diede una motivazionee pazzesca. Molte volte, quando ho conseguito dei traguardi importanti li ho dedicati a lui, ovviamente senza farglielo sapere. Questo è uno di quegli episodi che possono capitare a chiunque nella vita e che ti spingono a dire: "ti faccio vedere io!"

 

Gabriella: ci sono dei musicisti o delle persone (non necessariamente musicisti) che ti ispirano o ti hanno ispirato? Quelli di cui un tempo si appendeva il poster in cameretta (oggi li si potrebbe trovare in qualche salva schermo)? Ed in che modo?

Sergio: si, in molti mi hanno ispirato nella mia carriera. Ma non necessariamente personaggi irraggiungibili. Il primo è stato mio padre, grande esempio di etica professionale e gran lavoratore. Un altro esempio è stato un caro amico di famiglia, Fernando Valente. Era un artista, dipingeva. Da ragazzino, ricordo che condividevamo una casa dove andavo in vacanza con i miei. Lui abitava lì tutto l'anno ed io ricordo che lo osservavo durante il suo lavoro, mentre dipingeva. E’ stato un uomo che mi ha insegnato a perseguire i miei sogni e ricercare sempre la qualità delle cose. Mi ha fatto capire che gli obiettivi, nella nostra vita, sono come un quadro, li si realizza una pennellata di qualità alla volta. Altri eroi, in tempi più recenti, sono stati... Dom Famularo, persona di grande ispirazione, Skip Hadden alla Berklee, che è anche un caro amico, Kenwood Dennard, John Ramsay, Jon Hazilla, Bob Moses e  il grande Lenny Nelson. Devo dire che un po' tutti gli insegnanti che mi hanno accompagnato nella vita, mi hanno, ognuno con le proprie peculiarità, positivamente influenzato. Sono stato fortunato in questo senso. Infine, devo dire che mi piace moltissimo leggere le biografie (questo è uno dei motivi per il quale ho abbracciato da subito il progetto lavorativo che abbiamo in comune), mi affascina conoscere il percorso di vita delle persone prima che diventino famose, quello che hanno fatto prima di realizzare il loro sogno, quando magari i tempi erano difficili e molte le difficoltà incontrate. 

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Gabriella: hai cambiato preferenze sugli stili musicali, con il passare degli anni? E se si, come mai?

Sergio: si, ho cambiato preferenze. Sono partito dal rock (che ascoltava mio fratello) in particolare la new wave anni ’80 ed anche con un po’ di punk. Il primo gruppo del quale mi sono innamorato furono i Police, poi quando si sciolsero e Sting intraprese la carriera di solista, sentii ed ascoltai delle sonorità diverse, molto affascinanti e mi chiesi chi fossero quelle persone… ebbene, quelle persone erano Omar Hakim, Darryl Jones, Branford Marsalis, Kenny Kirkland che all’epoca suonavano chi con Wynton Marsalis, chi con i Weather Report. Ho iniziato a comprare i dischi di questi personaggi e di quelli con i quali suonavano. Da lì ho iniziato ad apprezzare molto di più la fusion ed il jazz rock. Una volta trasferitomi negli USA, (un po’ per forza di cose) ho abbracciato la musica latina, soprattutto quella brasiliana, cubana e anche qualcosa delle isole caraibiche. Quando vivi negli USA è quasi impossibile non essere esposto a vari stili musicali e subirne il fascino.

 

Gabriella: c'è qualche stile musicale che di solito non suoni ma che ti attrae?

Sergiobeh, mi attrae la Dance Music dal vivo, la compongo ed a volte l’ho suonata, diciamo che mi piacerebbe farlo più di frequente. Un altro genere che mi piace è il rock, che ha segnato i miei esordi musicali e non mi dispiacerebbe farlo. Trovare una band che sia rock, ma anche contaminata dagli stili ai quali appartengo. Si, questo devo dire che mi farebbe piacere e mi attrae.

 

Gabriella: quando ti sei accorto che potevi guadagnarti da vivere solo con la musica? Che potevi vivere per la musica?

Sergio: agli esordi (al fine di realizzare il mio sogno) ho eseguito i lavori più disparati, con il desiderio di abbandonarli nel più breve tempo possibile e poter vivere di sola musica e per la musica. In ogni caso, la consapevolezza che fossi arrivato ad un dunque, l’ho avuta una domenica pomeriggio di molti anni fa, durante la mia permanenza a Torino. Era da pochissimo che suonavo in un’orchestra e ricordo che il capo orchestra mi chiamò da parte e mi diede dei soldi… mi sono spaventato! Pensavo mi stesse licenziando ed ho chiesto se fosse successo qualcosa, se avevo fatto qualcosa che non andava… e lui mi disse: “No! Ti sto pagando! E' domenica pomeriggio! (giorno di paga)”. Ecco... lì sono dimagrito di 10 chili di preoccupazioni che in quel momento mi assillavano! Ovviamente la sera sono andato a festeggiare. Leggero. Quella leggerezza che provi quando raggiungi un traguardo importante. 

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Gabriella: che cosa ti ha motivato ad andare avanti nei momenti difficili? Se c'è ne sono stati.

 Sergio: ho avuto una carriera relativamente facile. L’amore per la musica è sempre stato più forte di qualsiasi difficoltà. Un'altra cosa che mi ha sempre motivato è stato il fatto di non voler accettare passivamente le sconfitte. Piuttosto che tornare a casa con la coda tra le gambe, ho sempre preferito lottare, combattere e pensare al giorno dopo come ad un’occasione per fare meglio.

 

Gabriella: a quali progetti musicali e non, stai lavorando adesso?

 Sergio: sto componendo dei brani, in particolare delle versioni dance music di canzoni, una cosa che mi sta appassionando parecchio. Ho un gruppo a Boston, da 10 anni, che si chiama WeJazzUp, e sono co-leader di SpaJazzy (due album con Mike Stern) e quindi continuo a suonare. Inoltre (grazie alla joint venture con te), mi sto occupando di Social Media Marketing per dei clienti molto importanti e della promozione del Made in Italy e Made in USA con una particolare attenzione all’ecosostenibilità, attraverso un blog.

 

Gabriella: se non avessi scelto la musica, quale avrebbe potuto essere la tua strada?

 Sergio: non saprei, non è semplice per me rispondere a questa domanda. Probabilmente avrei potuto fare l’avvocato, per far contenti i miei e forse perché è una professione che in qualche modo mi ha sempre incuriosito, ma tutto ciò non corrisponde al vero. Devo essere sincero, quando penso a me non come musicista, inevitabilmente mi vengono in mente solo ed esclusivamente professioni legate alla musica. Mi sarebbe piaciuto fare il dj, il proprietario di una stazione radio, l’impresario musicale. Come vedi la musica c’entra sempre. Diciamo che mi piacciono i lavori estrosi,  dove c’è spazio per la creatività e per l’arte.

Gabriella: quale consiglio di vita (o musicale) ti senti di dare a chi vuole realizzare il proprio sogno? Qualunque esso sia?

 Sergiodirei di stare sempre in carreggiata, perché nella vita ci sono un sacco di distrazioni. A volte sono le persone attorno a noi a volte le circostanze… Bisogna porsi degli obiettivi chiari e cercare di perseguirli qualunque cosa accada. Never give up. L’altro consiglio è quello di circondarsi di eccellenze. Vuoi fare il tennista? Vai nella scuola migliore di tennis, cerca ed informati su qual è il migliore insegnante di tennis e seguilo. Vuoi fare lo scrittore? Vai nei licei giusti, poi continua, vai all’Università, leggi tantissimo, sii curioso. Insomma punta al meglio. Mai cercare di trovare scorciatoie perché studiare non ha mai fatto male a nessuno e soprattutto mantenere una mentalità aperta e cercare di imparare da tutti giorno per giorno.

 

Grazie Sergio, non è stato semplice intervistarti perché sei un amico e socio, ma spero, in questa breve intervista, di essere riuscita a trasmettere degli spunti che possano essere d’ispirazione a chi vuole realizzare una propria ambizione.

 

 © Gabriella Ruggieri per 1blog4u

 

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