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Intervista a MARK WADE

 - Gabriella Ruggieri & partners
Ho conosciuto Mark Wade su Twitter. L’occasione è stata data da una nostra possibile recensione del cd “Moving Day” del Mark Wade Trio. Chi mi conosce sa che pur essendo un onnivora in termini di musica (ascolto tantissimi generi) non sono un’esperta né un critico musicale. Non lo sarò mai. Ecco perché mi avvalgo di persone che sono indubbiamente più preparate di me.
Inoltre, a penalizzarmi ulteriormente, c’è il fatto che non ho una naturale predisposizione per il jazz... ahimè, lo confesso.
Ma... ascolto sempre tutto, senza essere prevenuta, perché parto dal presupposto che “non si sa mai” chi o che cosa possano regalarti un’emozione. E la musica è emozione.
Riconosco a Mark Wade, con la sua musica, la capacità di regalare emozioni. La sua musica la si ascolta e riascolta.
Lo ringrazio, inoltre, per averci concesso quest’intervista che spero, leggendola, possa ispirare qualcuno.
Buona lettura
Gabriella Ruggieri per 1blog4u

 
Mark Wade è nato a... Qual è stato il tuo percorso di studi? Ha avuto qualche rilevanza per la musica? É stato una tua scelta o dei tuoi genitori?
 
Sono nato a Livonia nel Michigan. Da piccolino ho abitato nel Midwest (la parte medio-occidentale degli Stati Uniti che comprende i seguenti stati: Illinois, Indiana, Iowa, Kansas, Michigan, Minnesota, Missouri, Nebraska, North Dakota, Ohio, South Dakota, e Wisconsin) nell’Indiana, nell’Ohio e successivamente nel Tennessee. Poi, all’età di 7 anni, i miei si trasferirono nel New Jersey e lì ho vissuto fino a quando non sono andato al college, alla New York University.
Ho iniziato a suonare il basso elettrico solo a 14 anni, da autodidatta. Non avevo avuto nessun tipo di educazione musicale (formale), prima di andare al college. Quindi iniziai a studiare con un bassista di nome Andrew Harkin che mi preparò per la mia audizione per il programma jazz alla New York University che avrei avuto da lì a sei mesi. Fui accettato e ammesso al programma e quindi diventai la prima persona nella mia famiglia a studiare musica in modo professionale.
 
Quando ti ha colpito la passione per la musica? Forse un vinile che ti è stato dato come regalo di Natale? O un concerto? O all'asilo? Quando hai capito che la musica era innata o almeno una parte essenziale di te stesso e della tua vita?
 
Quando io ed i miei amici avevamo circa 14 anni, era diventato popolare o di moda imparare a suonare la chitarra. Fino a quel momento non avevo avuto nessun interesse ad imparare a suonare uno strumento musicale né mi ero sentito particolarmente attratto dalla musica in alcun modo speciale.
Un mio amico mi suggerì di provare a suonare il basso elettrico, provai e immediatamente sentii che quella era la cosa che volevo fare. Fu come quando schiacci un pulsante per accendere la luce. Un clic... da lì è partito il tutto.
 
Ricordi il tuo primo strumento musicale? Ti è stato regalato o te lo sei comprato da solo?
 
Ho comprato il mio primo basso elettrico da un insegnante di musica, alle medie, proprio mentre stavo partendo per il liceo. Era un buon basso per principianti e direi che mi ha agevolato le cose durante i miei esordi.

 - Gabriella Ruggieri & partners
Come ti è venuta l'idea del contrabbasso, come strumento per suonare o creare musica? Uno non si alza una mattina e... bam! Com'è stato per te? Hai forse visto qualcuno usarlo, uno zio...? Come è successo?
 
Ho iniziato i miei studi di jazz alla New York University semplicemente come bassista elettrico. Ero nuovo del jazz, in generale, ma ascoltandolo, mi è diventato chiaro da subito che se avessi voluto suonare il jazz acustico, avrei dovuto imparare a suonare il basso acustico (il contrabbasso) e così è stato.
Il mio insegnante alla New York University era il grande Mike Richmond, che è un esperto di entrambe le tipologie di basso, sia acustico che elettrico.
A metà del mio secondo anno di college c’è stato il passaggio dal basso elettrico al contrabbasso.
Mike Richmond è stato un insegnante eccellente e un grande aiuto nel corso di questa transizione. Ho incominciato a suonare il contrabbasso che avevo a disposizione a scuola e sei mesi dopo ne ho acquistato uno che poi, ho suonato per tutta la durata dei miei studi universitari.
Dopo la laurea, ho iniziato la mia carriera professionale (a tutti gli effetti) ed ho acquistato uno strumento di livello superiore, che suono a tutt’oggi.
 
I tuoi genitori ti hanno supportato? Forse volevano che diventassi un ragioniere? Per dire... Che ruolo hanno avuto circa la tua inclinazione artistica? Ti hanno appoggiato o nutrivano altre speranze?
 
Sono stato il primo, nella mia famiglia, a perseguire una carriera nella musica. Il concetto era molto estraneo ai miei genitori.
Non furono particolarmente entusiasti della mia decisione. La loro più grande preoccupazione era quella di pensare che non sarei riuscito a guadagnarmi da vivere... Considerato quanto sia difficile il business della musica, direi che la loro è stata una preoccupazione più che legittima.
Sin dall'inizio della mia carriera, sono stato in grado di supportarmi solo ed esclusivamente suonando musica, questo li ha aiutati a preoccuparsi di meno e ad essere via via un po’ più solidali circa la mia decisione.
Oggi sono molto felici per me e per la carriera che ho avuto.
 
Quando hai deciso di far diventare la tua creatività e la tua musica, una professione? Che cosa hai fatto? Come hai iniziato? Che cosa è successo? Com'è decollata esattamente la tua avventura? Quando hai capito che questa era una passione con la quale guadagnarti da vivere? Che questo era il tuo percorso e la tua vita? Ricordi se c’è stato un evento specifico che abbia scatenato il tutto? Suoni il contrabbasso, ma hai iniziato con quello o con un altro strumento musicale?
 
Quando ho iniziato a suonare il basso elettrico, ho preso la cosa seriamente da subito. All’inizio non sapevo se avrei perseguito una carriera nella musica, ma sapevo che il basso faceva parte della mia vita, senza ombra di dubbio. Come ho detto prima, è stato un clic. Un innamoramento a prima vista.
Quando è arrivato il momento di scegliere un corso di studi importante, al college, sapevo per certo che sarebbe stata la musica. Era qualcosa che dovevo fare.
Dato che a quel punto della mia vita avevo avuto pochissima esperienza, sapevo di avere un sacco di terreno da recuperare.
Sono sempre stato molto serio nello studiare e praticare per migliorarmi come musicista. Andando a scuola a New York, era molto chiaro quanto sarebbe stato difficile guadagnarsi da vivere suonando la musica, dato l'altissimo livello dei professionisti che suonavano in questa città. Sono stato sorpreso di vedere band di livello mondiale suonare per $50 a notte in un club nel Greenwich Village. Mi ha davvero costretto a raddoppiare i miei sforzi per migliorarmi, così che quando sono uscito da scuola avrei potuto giocarmi la possibilità di far parte di quella scena.
Quando ho lasciato la scuola, mi esercitavo otto ore al giorno, ogni giorno.
Stavo già facendo tutto il possibile per sopravvivere prima ancora di lasciare la scuola.
Ho continuato a praticare diverse ore al giorno per molti anni solo per cercare di tenere il passo con gli alti standard professionali intorno a me.
Determinato ed anche molto fortunato, considerando il fatto che, come dicevo prima, avevo avuto solo pochi anni di esperienza nel suonare lo strumento.
 
Hai mai incontrato persone negative? Qualcuno nel tuo percorso di vita e di musicista che ti ha detto: “Ma chi te lo fa fare? Dove pensi di andare ”? Qualcuno che ti ha fatto demotivare?
 
Sopravvivere a New York come musicista è una cosa molto difficile. Per prima cosa, è una città costosa in cui vivere, quindi fare abbastanza soldi per rimanere qui è sempre una grande sfida. Questo fatto da solo era qualcosa che poteva dare una svolta molto negativa alla vita di molte persone, me compreso. Sono stato molto fortunato ad essere riuscito a guadagnarmi da vivere come musicista una volta che ho lasciato la scuola, quindi non ho mai avuto un lavoro diverso da questo. Questo mi ha dato il tempo nel corso degli anni per continuare ad affinare il mio mestiere e continuare a migliorarmi. Costantemente.
Non ho mai incontrato troppe persone negative, o che mi hanno suggerito di trovare qualcos'altro da fare, oltre a suonare la musica.
Tuttavia, ho avuto molti casi di insicurezza dato quanto sia difficile suonare musica ad alto livello. Qui a New York, c’è molta, molta... competizione.
Ci sono così tante persone che suonano questa musica ad un livello molto alto, che è facile scoraggiarsi e pensare che forse non potresti mai essere in grado di suonare come loro, specialmente nelle fasi iniziali della tua carriera.

 - Gabriella Ruggieri & partners
Cosa ti ha aiutato nei momenti difficili? O chi ti ha supportato? Cosa ti ha motivato a continuare a superare i momenti difficili? Se ce ne sono stati...
 
Alla fine, ciò che mi ha motivato a continuare attraverso tutti i momenti difficili della mia carriera è stato il mio amore per la musica. Per sopportare tutte le difficoltà di una carriera nella musica, devi amare la musica più di quanto odi tutte le cose negative connesse a quest’attività. Senza amore o passione, nessuno rimarrebbe mai in questo settore. Sono fermamente convinto che quel desiderio debba venire da te e da te solo. Nessuno può aiutarti a generare questo tipo di entusiasmo. Devi avere una forte fiducia in te stesso e credere di poter superare i problemi anche quando una soluzione non è evidente. Può essere una sfida musicale o una sfida in qualcos’altro. Ad ogni modo, il mio desiderio di suonare musica è ciò che mi ha sostenuto per tutto questo tempo.
 
Quando ti sei esibito dal vivo per la prima volta? Eri agitato? Ti tremavano le gambe? Come l’hai affrontato?
 
La prima volta che ho suonato davanti ad un pubblico dal vivo era al liceo.
Ero molto nervoso e il tutto era un po' confuso.
Innervosirsi è un'esperienza normale per la maggior parte delle persone, quando si esibiscono, ed è qualcosa che va via (o si attenua) solo quando aumentano le occasioni di potersi esibire. Ci è voluto molto tempo, ma alla fine suonare di fronte al pubblico è stato qualcosa con cui mi sono sentito molto a mio agio. Tuttavia, ci sono sempre alcune esperienze che possono essere un po' più “agitanti” di altre.
Penso che dipenda sempre da quanto mi sento preparato per la performance e se la musica è qualcosa con cui mi sento a mio agio o che è un po' al di fuori della mia zona di comfort.
Penso che sia una grande cosa trovare opportunità di esibirsi in qualcosa al di fuori della tua zona di comfort; è una sfida a migliorarti e crescere.
 
C'è qualcuno che ti ha attratto da un punto di vista artistico? Anche se non direttamente collegato alla musica? Ci sono musicisti o persone in generale che ti ispirano ora o lo hanno fatto in passato? Quelli di cui avresti avuto un poster appeso al muro o che sarebbe un salvaschermo del pc al giorno d'oggi? Se sì, come ti hanno ispirato?
 
Il mio insegnante Mike Richmond ha avuto una grande influenza musicale su di me. Mike era qualcuno che suonava musica ai massimi livelli e in molti generi diversi. Poliedrico. Era una persona che si era formato in modo classico quando era più giovane, ma era anche un jazzista fantastico. Nel corso della sua carriera si è esibito con una grande varietà di nomi importanti come Miles Davis, David Bowie, The Philadelphia Orchestra... Per citarne qualcuno. Quel tipo di approccio aperto alla musica era qualcosa che mi ha sempre colpito. Ascolto e traggo ispirazione da diversi generi musicali, non solo il jazz. Penso che sia qualcosa che mi rende un musicista più completo e alla fine un musicista migliore. Oltre a Mike Richmond, ci sono stati diversi bassisti che mi hanno ispirato, in diversi modi. Alcuni dei nomi che mi vengono in mente a caldo... Paul Chambers, Ron Carter, Charles Mingus, Red Mitchell, Michael Moore, Dave Holland. L'elenco potrebbe continuare all'infinito.
Ogni “giocatore” è un individuo, quindi c'è sempre qualcosa di diverso da imparare da ogni grande maestro che è là fuori. Ad esempio, Charles Mingus ha una maggiore influenza su di me come compositore e bassista, anche se adoro il suo modo di suonare. Come compositore mi ha colpito molto Wayne Shorter come lo è il gruppo di Miles Davis degli anni '60 con Wayne ed Herbie Hancock.

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Sei cambiato nel corso degli anni? Qualche cambiamento o evoluzione in generale? E se sì, perché?
 
Il mio stile è decisamente cambiato nel corso degli anni. Studiare ed informarsi costantemente sul linguaggio jazz e sulle idee jazz, indubbiamente nel corso del tempo ha cambiato il mio modo di suonare e scrivere. Forse la frase giusta è “allargare i propri orizzonti”.
È solo la naturale progressione dell'ascolto costante di altri musicisti e di nuove fonti musicali, sia nel jazz che al di fuori del jazz.
Penso che sia piuttosto noioso accontentarsi e fossilizzarsi su un solo stile.
Ciò può solo portare alla stagnazione come artista e a musica stagnante di conseguenza. Faccio del mio meglio per tenere le orecchie aperte per nuove idee e nuovi suoni nella speranza di poter imparare qualcosa da loro e renderli parte di ciò che faccio.
 
C'è qualche stile o tendenza che non hai esplorato e che vorresti? Qualche stile musicale che non suoni normalmente ma che ti ha attratto?
 
Ho un grande rispetto per i jazzisti latini, ma suono già diversi tipi di musica oltre al jazz, inclusa la musica classica e gli stili musicali più popolari con il basso elettrico. Non c'è davvero spazio per me in questo momento per adottare un altro stile di musica e farlo mio. Ho troppo rispetto per quello stile per suonarlo male, quindi penso che rimarrò come membro del pubblico quando si tratta di jazz latino.
 
Se non fossi un artista, un musicista... quale altra professione pensi che avresti potuto fare?
 
Questa è una domanda a cui penso di tanto in tanto.
Ero piuttosto bravo a scuola prima di iniziare a studiare musica e penso che ci siano un certo numero di cose che avrei potuto fare. Tuttavia, è davvero difficile immaginarmi nel fare qualcosa di diverso dall’essere un musicista... quindi alla fine non c'è mai niente che io possa indicare e dire di diverso. Una carriera nella scienza avrebbe potuto essere qualcosa che mi sarebbe stata congeniale, forse. Mia madre è un avvocato e dice che avrei potuto essere un buon avvocato e forse ha ragione. Probabilmente avrei potuto speculare su molte cose, ma... sarebbe stata la vita di qualcun altro, non la mia.

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Un'ultima domanda, con la quale concludiamo sempre tutte le nostre interviste: vorresti dare qualche consiglio ad un giovane imprenditore o qualcuno che vorrebbe davvero iniziare a creare una propria attività? Che cosa diresti a qualcuno che vuole realizzare il proprio sogno? Non necessariamente un aspirante musicista, anche a qualcuno che ha ambizioni in un settore differente dal tuo?
 
Penso che il miglior consiglio che potrei dare a qualcuno che sta iniziando a seguire il proprio sogno, sia nella musica che in altro ambito, sia che la perseveranza e la dedizione siano il modo migliore e unico per avere successo. Non si tratta di chi ha più talento, ma chi è disposto a lavorare di più. Il talento in ogni campo costituisce al massimo solo il 20% del prodotto finale. L'80% è dato dal duro lavoro che fai per trasformare i tuoi sogni in realtà. Quando ho iniziato a frequentare la scuola di musica, c'erano un certo numero di persone che erano migliori di me. Alla fine del mio periodo alla scuola di musica, ho continuato a fare carriera e molti di loro no. Avevo più talento di loro? Non credo proprio. Ma so che mi sono esercitato più di loro. Duramente e perché lo volevo, ovvio. Qualunque sia il tuo sogno, impara il più possibile sull'argomento. Non smettere mai di imparare. Cerca sempre di dare e fare il meglio. Tieni la mente aperta a nuove idee e sii flessibile. Sii uno studente per la vita e troverai sempre la tua strada.
 
ph. courtesy Stephanie Wade

www.markwademusicny.com